Eravamo in tanti giovedì 28 novembre 2013, nell’aula Pascoli del Dipartimento di Filologia classica e Italianistica dell’università di Bologna, per il convegno “In ricordo di Martino Capucci”: colleghi, amici, allievi, familiari. Accomunati dall’affetto, dalla stima, dal rimpianto.
Nell’introduzione ai lavori Gian Mario Anselmi ha sottolineato il ruolo fondamentale avuto da Capucci nella nascita del Dipartimento di Italianistica e si è soffermato sulla figura dell’uomo di studio, di didattica, pronto ad incoraggiare i giovani, ma anche del direttore puntuale,fermo nelle decisioni, pur nella pacatezza degli interventi.
Rolando Dondarini, portando i saluti della Facoltà di Magistero di cui Capucci fece parte, si è focalizzato sulla figura di lui come un Maestro, nel senso pieno del termine.
Giovanni Capucci ha condiviso i ricordi personali del fratello più grande, quasi un secondo padre, la cui notorietà riesce ancora a stupire il nipote che a New York trova il nome dello zio negli schedari della Public Library.
Andrea Battistini ha ricostruito i rapporti tra il maestro Jannaco e l’allievo Capucci attraverso la corrispondenza intercorsa tra i due a proposito della revisione del volume sul Seicento della grande letteratura Vallardi. Ne emerge un discepolo modello, sempre disponibile, ma anche sempre più indispensabile e valorizzato. Efficace la definizione che Battistini dà di Capucci come “grande dissimulatore” nel senso di studioso di valore, serio, professionale, ma discreto, modesto, in contrapposizione al “simulatore” che dice di sé più di quanto valga.
Davide Conrieri si è soffermato sull’importanza, nella vita di Martino Capucci, della rivista “Studi secenteschi” alla quale si dedicò per più di 50 anni, in una globalità di impegno come autore, redattore, revisore, direttore (per 32 anni).
L’interesse per la letteratura artistica fin dagli anni ’50 è stato ripercorso da Massimiliano Rossi, che ha messo nel dovuto rilievo la grande edizione della Storia pittorica di Luigi Lanzi.
Renzo Cremante e Andrea Cristiani hanno ricordato con affetto e riconoscenza chi li ha avviati con guida paziente e discreta nel lavoro di schedatura per la fondamentale “Biblioteca periodica”, di cui solo ora si annuncia la conclusione.
Capucci amava il Salento, per vari anni meta delle vacanze estive, ma anche occasione di rapporti culturali ed accademici, sfociati nella collaborazione alla “Biblioteca Barocca”, come ha sottolineato Marco Leone.
Angelo Fabrizi ha raccontato arguti aneddoti di una lunga amicizia, nata il lunedì di Pasqua del 1965, scelto poco felicemente da Jannaco come primo incontro nella progettazione della mastodontica edizione alfieriana, cui Capucci contribuì con due curatele.
Ha concluso i lavori Fabio Marri, completando la figura dello studioso Capucci, Presidente del Centro di studi muratoriani, capace di dare un impulso fondamentale alla ripresa della pubblicazione dei Carteggi, nell’ambito del progetto dell’Edizione nazionale.
Un pomeriggio denso di saperi, ma anche di bei ricordi, su uno studioso che ha lasciato un’impronta fondamentale non solo negli studi sei-settecenteschi e muratoriani, ma anche nel cuore dei tanti che gli hanno voluto bene.
E mi piace interpretare come segno di approvazione il sorriso della bellissima foto proiettata sullo schermo.
Daniela Gianaroli