Carteggio Muratoriano: corrispondenti e bibliografia

A cura di Federica Missere Fontana e Roberta Turricchia, coordinamento e introduzione di Fabio Marri, [Bologna], editrice Compositori, 2008, p. 409 (Emilia Romagna Biblioteche Archivi; 66),

ISBN 879-88-7794-611-9, € 18,88

 

La prima tentazione di chi si trova a recensire un lavoro come questo è presto detta. Si tratta di un’opera “strumentale”, nell’accezione che le classificazioni bibliografiche attribuiscono a repertori indicali e bibliografici. Ma, nel caso specifico, lo strumento ha nella sua chiarissima struttura generale, nella organizzazione delle sue parti, nelle note introduttive, del coordinatore e delle curatrici, tutto quel che serve per agevolare al massimo livello possibile il suo uso da parte di studiosi già molto forniti di conoscenze muratoriane, ma anche di ricercatori, laureandi, cultori e “curiosi” della storia letteraria e civile italiana, che dovessero avvicinarsi per la prima volta alla figura del grande storico, scrittore, letterato, erudito vignolese. La tentazione, stando a quanto appena detto sarebbe quella di riportare qui l’indice del volume e le sue note introduttive ed esplicative, risparmiandosi ogni ulteriore, forse superfluo, commento.

Resistiamo, per dignità la prima tentazione e scegliamo, come ci suggerisce il buon senso, una via di mezzo.

Cominciamo dunque col dire che raramente ci si è trovati di fronte a un’opera che esaudisce in modo così netto l’intento dichiarato dal coordinatore Fabio Marri nel titolo e nelle poche ma essenziali pagine introduttive: Tra carteggio e bibliografia: necessità di punti fermi.

“[…] il presente volume – si legge nella quarta di copertina – offre alla comunità degli studiosi una nuova base di lavoro, che non mancherà di favorire nuove indagini: l’elenco degli oltre duemila amici di penna di Muratori, comprensivo della collocazione archivistica delle lettere inviate e ricevute; e una bibliografia, tanto degli scritti muratoriani (in primis, ma non soltanto, le lettere) quanto dei contributi critici usciti tra il 1950 e il 1976.”

Questa sintetica dichiarazione di intenti è impeccabile e limpidamente implicita nelle sei pagine introduttive di Marri. Ivi si ribadisce che con questo strumento, anzi, come giustamente si sottolinea, con questa serie di strumenti, gli studiosi della cultura europea del Settecento “possono procedere con maggiore speditezza e larghezza di informazioni”. “Procedere” è forse la parola chiave. Perché l’ordine e la pulizia frutto del grande lavoro compiuto da Federica Missere Fontana e Roberta Turricchia, rispettivamente sul carteggio e sulla bibliografia muratoriani, risulterebbero vani se non fossero considerati, come devono essere, punti fermi, ma non conclusivi.

Certo, presentare il Piano dell’edizione del Carteggio Muratoriano corretto in seguito alla revisione dell’elenco corrispondenti compiuta nel lavoro qui segnalato, fissare con documentata precisione il numero dei corrispondenti (2.054 allo stato attuale, dandone finalmente un catalogo aggiornato e corredato di indici dei luoghi di provenienza dei corrispondenti e delle correzioni onomastiche effettuate, avviare, con un contributo di per sé prossimo all’utopia bibliografica dell’esaustività, l’aggiornamento della bibliografia muratoriana, ferma ai lavori di Tommaso Sorbelli (1943-1944, 1951), notevolissimi, benché non privi di inesattezze e lacune, significa effettivamente imprimere una svolta decisiva a tutte le future ricerche non solo su Muratori, ma, come giustamente sottolinea Marri, sulla cultura europea del Settecento.

Per questo lo stesso Marri parla di punti fermi, ma non definitivi. La sua cautela si comprende meglio se non ci si limita allo scorrimento della messe di notizie e dati, biografici, topografici e topici, bibliografici e archivistici, comunque impressionanti per numero, correttezza e coerenza sul piano scientifico e documentario, ma si va oltre e si leggono con attenzione le introduzioni, che rendono sì conto del grande lavoro di scavo e riordino, esplicitando con grande correttezza e proprietà i principi metodologici e i criteri di compilazione, che talvolta si traducono in limiti obbligati e oggettivi, posti alla base delle diverse compilazioni racchiuse in questo repertorio composito, sfuggente rispetto alle tipologie più note e comuni del lavoro documentario.

Non è facile segnalare, per un modesto tecnico della ricerca bibliografica, fra i numerosi e vari nuovi o aggiornati strumenti in esso presenti, quale sia il più rilevante e il più fruttuoso per le ricerche a venire.

Almeno gravosissimo e lungo è stato il compito, assolto esemplarmente da Federica Missere, di “riscrivere totalmente, mediante una ricognizione di tutte le filze di carteggio ed un sistematico, defatigante impegno sulla filza 86 (dove è finita la quasi totalità delle lettere non attribuite), il catalogo dei corrispondenti” [Marri nell’introduzione], opportunamente integrato da vari indici, tra i quali spiccano un indice di “onomastica erronea”, giustificato dall’elevato numero dei corrispondenti-fantasma e un indice dei luoghi di provenienza dei corrispondenti.

“Soddisfazione” l’avrebbe definito, intendendo dire “eccellente”, nel suo linguaggio misurato al limite dell’antifrastico, un erudito d’invenzione, il nostro amato Nero Wolfe, smisurato, oltre che nel fisico, anche nel suo amore per le orchidee, l’alta cucina e i buoni libri, tra i quali caso raro tra i detective bibliofili si annoverano (non inutili anche per il suo lavoro d’indagine analitica e documentata) molti repertori e strumenti di consultazione.

Stessa valutazione avrebbe riservato la creatura di Rex Stout al lavoro di Roberta Turricchia, incentrato sulla bibliografia, in particolare sulle miscellanee congressuali, il corpus maggiore della bibliografia muratoriana, ferma alla datata (e lacunosa), benché imprescindibile, ricognizione compiuta da Tommaso Sorbelli in due tornate, 1943-44 e 1951.

La bibliografia, “pur coprendo l’intero arco delle pubblicazioni muratoriane posteriori al 1950, recupera molti scritti precedenti sfuggiti a Sorbelli e, nella sezione della bibliografia critica, include una gran quantità di contributi non compresi nelle miscellanee spogliate, ma citati dai saggi ivi inclusi”.

Ma anche per essa, come per il carteggio, sarebbe incolpevolmente ingeneroso, oltre che indizio di notevole distrazione, limitarsi ad una vaga ammirazione per il contentuto e la qualità documentaria del lavoro svolto. Onestà vuole invece che si giudichi impeccabilmente di alto livelo, ben al di sopra dello standard medio della gran parte delle opere puramente strumentali, l’attenione agli aspetti tecnici, formali e sistematici della rorganizzazione complessiva del volume, della sua struttura generale, di ciascuna sua parte, di ogni singola notizia, su entrambi i terreni, quello archivistico e quello bibliografico.

Se non bastassero la rammentata organizzazione generale e la limpida chiarezza delle singole unità descritte a evidenziare un pregio tenuto in massima considerazione da grandi e autorevoli bibliografi del passato (e non solo), quello della autoesplicatività, provvedono le stesse curatrici a rendere ancora più agevole l’uso e la consultazione di uno strumento oggettivamente assai complesso e articolato.

Va doverosamente reso grande merito – non lo dimentica lo stesso Fabio Marri – alla Soprintendenza per i beni librari e documentari dell’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna e alla sua responsabile Rosaria Campioni, che hanno creduto fermamente nel progetto e hanno offerto ai promotori un’occasione imperdibile, magistralmente onorata da Fabio Marri, coordinatore d’eccezione, e da Federica Missere e Roberta Turricchia, indagatrici infaticabili e di assoluta qualità.

In conclusione potrà apparire bizzarro entusiasmarsi per la pulizia formale, la gradevole leggibilità di un repertorio archivistico-bibliografico, ma dal momento che è esattamente quanto è accaduto al redattore di queste note, tanto vale sottolinearlo a chiare lettere, facendosi magari forza, non senza correre il rischio di una azzardata parafrasi, della celebre, proverbiale affermazione di uno scrittore, bibliofilo ed erudito tra i maggiori e i più obliati (ahimé) del secolo da poco trascorso. Ci riferiamo naturalmente a quell’Anatole France che, in uno dei suoi capolavori, Il delitto di Sylvestre Bonnard, non si perita di affermare di “non conoscere lettura più facile, più attraente, più cara di quella di un catalogo”. Mancheranno sempre le controprove, ma ci piace immaginare il godimento che avrebbe tratto da questo catalogo, dall’atmosfera di grande cultura ed erudizione che vi si respira – la stessa che Anatole aveva avuto modo di respirare nelle solenni sale della biblioteca paterna prima e di quella del Senato poi, in ideale colleganza con il Muratori archivista e bibliotecario ducale – il Premio Nobel per la letteratura del 1921, messo all’Indice dalla Chiesa cattolica l’anno prima – e qui cessano le già tenui analogie tra i due – e, dopo morto, da molti suoi colleghi, con in testa i surrealisti, non propriamente in sintonia con quella Chiesa.

 

Rino Pensato

“Biblioteche oggi”, luglio-agosto 2009, v. XXVII, n. 6, Biblioteca professionale, pp. 76-78.

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